domenica 5 maggio 2013

Casting Gli Dei alle Cinque Terre

Casting per Progetto Mitologico 
Shooting Gli Dei Dell'Olimpo 
Location Cinque Terre 
http://deiolimpo.blogspot.it/
Modelli Selezionati : 
Gli Dei Dell' Olimpo 


Pagina Fan

Shooting Fotografico  
Cinque Terre Eventi  
Alessio Sundas Models
Contatti per Casting  3895330996







Tra le storie più antiche che si possono raccontare, ci sono senz'altro le affascinanti vicende degli dei greci e romani: gli dei erano rappresentati come figure umane e avevano passioni decisamente terrene. I racconti dei loro amori, delle loro gelosie, dei loro odi, dei dispetti che si facevano tra di loro e che facevano agli uomini sono arrivati fino alle nostre orecchie, e ancora oggi qualcuno porta il nome di una divinità classica o un nome che gli è dedicato.
Cominciando proprio da molto molto lontano, cioè all'origine di tutto ciò che è stato creato, troviamoGea: nata dal totale Caos che c'era quando non esisteva nulla, Gea è la madre terra, che generò il cielo (Urano) e il mare (Ponto), è la natura e la forza creatrice. Secondo le leggende più antiche, poi, dal Caos fu generato anche Eros, il dio dell'amore che colpiva con le sue frecce gli uomini e gli dei e li faceva innamorare; altre leggende lo vogliono nato da Afrodite e Ares, ma in ogni caso Eros è simbolo della forza dell'amore che fa girare il mondo, dà la vita e sconvolge l'esistenza... visto che le frecce di Eros portavano un bello scompiglio!
Una volta per esempio si arrabbiò con Apollo, che l'aveva preso in giro, e lo colpì con una freccia d'oro facendolo innamorare della bella Dafne, e colpì Dafne con una freccia di piombo per renderla insensibile all'amore. Apollo divenne per Dafne una persecuzione, a tal punto che la ninfa implorò il padre Peneo di salvarla: questi accolse le sue richieste e la trasformò in un cespuglio di alloro, che prese il suo nome; al povero Apollo non restò che portare sempre con sé un rametto di alloro.
Un'altra volta colpì con una freccia Afrodite e la fece innamorare di Adone: era un giovane bellissimo, talmente bello che ancora noi usiamo il suo nome come simbolo di uomo prestante e attraente; Afrodite non aveva Adone tutto per sé, ma lo doveva dividere con la dea degli Inferi, Persefone, che a sua volta si innamorò perdutamente del giovane; il poveretto, alla fine, morì ucciso da un cinghiale: e non si capì mai se fu per colpa della gelosia di Persefone o di Ares, amante di Afrodite.
Ares a sua volta non era certo un tipo facile: era il dio della guerra, nato dalle due divinità maggiori dell'Olimpo, Zeus ed Era. Ares personifica lo spirito battagliero, ed era bruttissimo, aggressivo e molto poco amato, perché spingeva alla battaglia puntando tutto sulla forza bruta; contrapposta a lui (e spesso vincente su di lui) c'era invece Atena, che presiedeva la guerra dal punto di vista tattico e strategico; era la dea della ragione, della saggezza, della prudenza, e non a caso: Atena era nata dal cervello di Zeus (beh... Zeus si era divorato Metide, la madre di Atena, quando era incinta... ma vista la nascita di una dea così importante si può dire che non tutti i mali vengono per nuocere!). Atena era amata e venerata sia ad Atene che a Troia, aiutava artisti, poeti e filosofi, ed è un simbolo tutto femminile di altera bellezza, decisione, capacità, intelligenza. Non che fosse perfetta... era un po' permalosa non sapeva perdere: quando Aracne la sfidò a una gara di tessitura e vide che davvero la mortale era brava quanto lei, se la legò al dito e la trasformò in ragno. Inoltre pare che fosse un po' difficile quanto a gusti sentimentali: non ebbe mai una storia d'amore.
Una divinità meno socialmente impegnata e più dedita alle storie famigliari era invece Demetra; dea della terra e della fertilità, dei campi e del grano, era sorella di Zeus ed ebbe da lui una figlia, Persefone (proprio lei, la Persefone innamorata di Adone); la fanciulla fu rapita da Ade, sovrano del Regno dei Morti, e la madre la cercò nove giorni e nove notti, finché scoprì dov'era finita: prese allora un accordo che prevedeva che Persefone passasse parte dell'anno con Ade e parte dell'anno con la madre. Questo spiegherebbe il ciclo delle stagioni e della vegetazione: nei mesi di permanenza della figlia agli Inferi, Demetra per il dolore rende la terra sterile e non vi fa crescere nulla. Demetra è un altro esempio di come il grande meccanismo del mondo è regolato dall'amore.
Ma come aveva fatto Demetra a scoprire dove si trovava la figlia? Glielo disse un dio che poteva vedere tutto: Elio, il dio del sole, che al mattino si svegliava da Oceano a oriente, percorreva tutto il cielo e andava a dormire a Oceano in occidente, e nel tragitto niente gli sfuggiva di quello che stava succedendo!
Gli antichi hanno fatto poi un po' di confusione, e a un certo punto hanno confuso il dio del sole Elio con Apollo, e le due figure si sono sovrapposte e unificate. Apollo, che veniva spesso chiamato anche Febo, era il dio della previsione del futuro (famoso il suo oracolo), delle arti e delle scienze, ma anche della giustizia e del castigo, e per mantenere la giustizia spesso non si faceva tanti scrupoli; però aveva un debole per la musica: quando Ermes, messaggero degli dei e dio dei pastori, della giovinezza e dell'eloquenza, gli rubò una mandria di mucche, contrattò la pace in cambio di una lira fatta a mano che divenne lo strumento preferito di Apollo.
E dopo aver visto come nasce il sole, chiudiamo con la storia della dea della luna, Selene, una storia romanticissima e un po' triste: un giorno vide in una grotta un giovane addormentato, Endimione; se ne innamorò perdutamente e lo baciò sugli occhi; ne nacque un grande amore, che diede la luce a ben cinquanta figlie; ma Selene non sopportava l'idea che un giorno il suo amante potesse morire, e lo fece sprofondare in un sonno eterno per poi andare a trovarlo ogni notte. Endimione dormiva con gli occhi aperti, per poter vedere l'apparizione della sua donna. Altre versioni meno romantiche della storia sostengono che Endimione avesse chiesto a Zeus di dormire per non perdere la sua giovanile bellezza, o addirittura per evitare che Selene rischiasse un'ulteriore gravidanza! Selene comunque non perde il suo fascino di personificazione della luna, che regala un po' di luce alla notte e un po' di sogno alla realtà.

Progetto Gli Dei Dell' Olimpo

Shooting  Fotografico e Video  Alle Cinque Terre

Casting Ufficiale

L' Officina Degli Artisti





Eracle (che i Romani chiamavano Ercole) era figlio di Zeus e di Alcmena, la regina di Tirinto; la moglie di Zeus, Era, a causa della gelosia, odiò questo bambino ancor prima della sua nascita, e gli promise vendetta: Alcmena, per paura della dea, abbandonò il piccolo appena nato. Eracle fu trovato per caso da Era e Atena che stavano facendo una passeggiata; intenerita, Era fece succhiare al neonato qualche goccia del suo latte, e Atena portò il bambino ad Alcmena, perché lo adottasse: lei lo riconobbe immediatamente e, sentito il racconto, capì che grazie al latte di Era il figlio avrebbe potuto diventare immortale. Era, appena si rese conto di chi fosse il bebè che aveva salvato, mandò due serpenti per ucciderlo: questi lo presero per il collo ma il bambino prodigio riuscì a strapparseli di dosso e a ucciderli, strangolandoli.
Il marito di Alcmena, Anfitrione, impressionato da tanta forza, fece predire il futuro al bambino, e il futuro di Eracle mostrava grandi imprese: mostri sconfitti, pericoli debellati, prove superate, e alla fine anche l'immortalità; il padre adottivo fece sì che Eracle crescesse agile, forte e istruito, ma soprattutto pieno di virtù, di onestà e di buoni sentimenti: imparò a suonare la lira, a tirare con l'arco, e decise di impegnarsi perché le sue straordinarie qualità fossero di aiuto al mondo.
Ancora in giovane età, liberò le paludi e le foreste della Grecia dalle belve feroci che le infestavano; aiutò Zeus e gli altri dei dell'Olimpo nella furibonda lotta contro i Giganti, che minacciavano di impadronirsi della terra. Gli dei ovviamente lo amavano molto, e avrebbero anche voluto concedergli l'immortalità... ma c'era sempre Era di mezzo, che continuava a odiarlo e non cedeva; decise quindi che Eracle, per raggiungere lo status di immortale, avrebbe dovuto superare dieci difficili prove che gli avrebbe imposto Euristeo, suo nemico da sempre perché in concorrenza con lui per il trono di Tirinto. Eracle non accettò certo di buon grado questa decisione, ormai si sentiva anche lui fra gli Olimpi e non gli andava giù di dover ubbidire a un mortale: fu preso da un attacco di ira incontrollabile che, con l'influsso negativo di Era, lo portò a un momento di completa follia. Distrusse tutto quello che trovò vicino a sé, e arrivò addirittura a uccidere gli amici e persino i propri figli, che nel frattempo aveva avuto con la moglie Megara.
Ritrovata la ragione, decise di affrontare le prove, che da dieci divennero dodici perché Euristeo trovava tutte le scuse possibili per trovarle non valide: e questa è la storia delle mitiche dodici fatiche di Eracle. Il nostro eroe sconfisse il leone Nemeo e l'Idra a nove teste; catturò il cinghiale di Erimano e la cerva di Cerinea, animali sacri ad Artemide; pulì a tempo di record le stalle di Augia deviando il corso di due fiumi che spazzarono tutto alla velocità della luce; scacciò gli stinfalidi, grandi e pericolosi uccelli rapaci con becchi e artigli di ferro; domò il terribile toro che terrorizzava Creta e le cavalle di Diomede che terrorizzavano Micene; riuscì a portare ad Euristeo la cintura diIppolita, regina delle Amazzoni (un dono che le aveva fatto Ares) e i bellissimi buoi fulvi del gigante Gerione; infine catturò Cerbero, andandolo a prendere nel regno dell'Ade.
Quando tornò, finalmente libero da ogni impegno, a Tebe, la moglie Megara non lo volle più vedere (aveva ucciso i loro figli!), ed Eracle iniziò a guardarsi in giro per trovare un'altra sistemazione sentimentale. Si sposò con Deianira, dopo averla contesa un po' con Acheloo, dio di un fiume, ma non fu mai molto convinto della scelta, visto che si sentiva attratto anche da Iole, la figlia del re della Tessaglia. Deianira un giorno, dovendo guadare un fiume, accettò di salire in groppa al centauro Nesso, che però cercò di rapirla: Eracle lo uccise con una delle sue frecce avvelenate con il sangue dell'Idra e Nesso, prima di morire, suggerì a Deianira di intingere nel suo sangue una veste di Eracle per assicurarsi per sempre la fedeltà del marito. La donna seguì il consiglio e quando, qualche tempo dopo, Eracle manifestò amore verso Iole e desiderio di abbandonare la moglie per lei, Deianira gli fece indossare la veste magica.
Ma Nesso era stato subdolo e aveva mentito sulla funzione di quella veste: non appena Eracle la indossò iniziò a sentire il suo corpo devastato dal veleno, e un dolore lancinante, che aumentava continuamente; non riuscendo a sopportare quello strazio, si fece costruire un rogo e vi salì. Deianira, disperata, non potendo sopravvivere al senso di colpa e al dispiacere, si tolse la vita. Ma fu solo lei a fare una fine così triste: Eracle infatti venne tratto in salvo da Atena, che lo liberò dal rogo e lo condusse sull'Olimpo. Qui Zeus gli trovò una nuova moglie, Ebe, e gli fece dono dell'eterna giovinezza.